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Baden

don Andrea Ghetti

11 Marzo 1912 - 5 Agosto 1980

 

 In che modo costruire un argine? Questo è il compito dello Scautismo ponendo posizioni proprie, chiare, decise, inequivocabili. Per creare dei tipi d'uomo che sappiano andare contro il comune ragionare o le diffuse viltà.

don Andrea Ghetti - Baden

un ritratto scout di Baden

Oggi non è facile trovare i testi scritti da Baden, e lo stesso libro nei quali sono stati raccolti molti suoi scritti sullo Scautismo e il Roverismo ("Al ritmo dei passi", ed. Ancora Milano, 1983) è esaurito da anni... Il suo è uno Scautismo esigente, selettivo, che forse fa un po' paura... Eppure, Baden dovrebbe essere riscoperto, riletto, in particolare da capi e rovers / scolte, perché a lui si può riferire chi vuole "tornare alle fonti"  per vivere e proporre uno Scautismo cattolico che sa e vuole andare "contro corrente", senza inseguire una facile popolarità.

Riportiamo qui di seguito una rievocazione scritta in occasione della morte, ed un articolo pubblicato sul "Corriere della Sera" qualche anno fa, in occasione della biografia pubblicata nel 1994 ("Sempre pronto!", ed Ancora, Milano, libro al quale si rimanda per approfondimenti sulla figura e la storia di questo Sacerdote scout che ha "lasciato una traccia" importante nello Scautismo cattolico).

Zeb

 

 

Forse vedendo questa fotografia non capisci molto: un prete non più giovane, un “patito” dello scautismo, un assistente come tanti altri…….NO

 Baden – così lo chiamavano tutti come a definirlo un “quasi Baden-Powell” – non è soltanto Baden - don Andrea Ghetti un vecchio assistente scout che accompagnando i suoi Rovers trova la morte e raggiunge la casa del Padre a tours il 5 agosto 1980: Baden è qualcosa di più, molto di più.

E’ un po’ il padre dello Scautismo lombardo, e del Roverismo cattolico italiano del dopo guerra. Da ragazzo fu esploratore fino a quando il fascismo fece sciogliere l’ASCI, ma non abbandonò il suo fazzoletto e la sua uniforme. Di nascosto, assieme ad altri coraggiosi, continuò per quasi vent’anni la sua vita di scout: erano le “Aquile Randagie" che nei luoghi più remoti della Lombardia tenevano campi e uscite e persino parteciparono ad un Jamboree.

Lo Scautismo gli fece nascere la vocazione sacerdotale, si fece prete dopo essersi laureato in filosofia e nel momento più terribile della storia d’Italia, quando - dopo l'8 Settembre 1943 - “servire “ la Patria voleva dire resistere contro un fascismo impazzito e un razzismo crudele, Baden faceva il suo dovere con l'OSCAR (Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricecati),  curando soprattutto il salvataggio degli ebrei. Fu in quei giorni che nacquero le canzoni che anche tu canti, forse, oggi: “La luna sulle vette”, “Col cappellone e un giglio dor…” e il più famoso “A io vorrei tornare”.

Poi a guerra finita lo Scautismo rinasce e Baden, a Milano e in Lombardia, lavora a ricostruire gruppi scout radunando i “vecchi” e preparando i giovani. Nasce il Campo Scuola Assistenti: il primo è del 1946 – e chi scrive vi partecipa per consolidare un’esperienza iniziata qualche anno prima – e la base di Colico diventa un po’ il santuario di Baden e dei preti che vi attingono quell’entusiasmo e quella passione per lo Scautismo di cui era ricco fino a straripare.

Ma dire meglio chi era Baden è difficile. Chi lo ha conosciuto, chi ha vissuto con lui qualche pezzo di vita scout o di vita parrocchiale – da ventun’anni era parroco a Milano alla parrocchia del Suffragio – si porta dentro una ricchezza di ricordi: sono episodi caratteristici di un uomo pieno di avventura, di buon umore, di fantasia, sono battute scherzose e sferzanti ma affettuose, sono frasi brevi dette nei colloqui personali capaci di lasciare un segno  e di sorreggere nei passi difficili, sono la sua lealtà coraggiosa lontana dalle mezze misure e dai compromessi.

Lo Scautismo di Baden è il coraggio di essere “ragazzi coerenti” che vogliono vivere la Legge e la Promessa, che sanno essere “amici di tutti” senza però confondersi e camuffarsi copiando i gusti, il gergo, le abitudini più in voga: Baden ha lottato perché gli esploratori non perdessero la loro caratteristica di vita rude che forma il carattere e apre alle grandi cose di vita gioiosa impegnata a “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo hanno trovato”.

Lo Scautismo di Baden era la gioia di vivere la fede cristiana come   un incontro pieno di amore e di coraggio con Gesù, il Capo, l’amico, il fratello e in lui trovare ogni giorno la forza per camminare e fare del bene: uno Scautismo che fosse la realizzazione serena e semplice del messaggio evangelico.

Per questo nel cuore di chi lo ha conosciuto Baden è vivo e forte e continua a camminare nella nostra vita scout.

 A proposito: tu che stai leggendo questo ricordo, hai anche tu un “Baden”, un prete, che ti sappia consigliare e guidare?

 

 (Liberamente tratto da una rievocazione scritta da Don Giorgio Basadonna)

 

Dal "Corriere della Sera" del 13/1/1995,

di Antonio Troiano   

  Lo scout che si ribellò al Duce  

  I libri non bastano. Studiare, “educarsi” attraverso le letture, le ricerche gli approfondimenti sono momenti importanti. Conoscere è arricchirsi. Ma non basta, spesso   il “sapere” fine a se stesso genera arroganza e presunzione. La scuola italiana da tempo attraversa una crisi profonda, al cui centro si colloca il problema dell’”educazione ai valori”. Sempre con più frequenza la scuola sembra dimenticare che tra i suoi compiti c’è quello di aiutare i giovani a crescere, diventare persone responsabili. Troppo spesso questo è affidato alla semplice buona volontà degli insegnanti. Al caso.

[...] L’Editrice Ancora di Milano ha pubblicato un volume ("Sempre pronto", pag. 173) che ricorda la figura di un uomo che ha trascorso la sua esistenza educando migliaia di giovani. E il cui insegnamento, senza retorica, resiste.

Si tratta di monsignor Andrea Ghetti (1912-1980), “un prete milanese – si legge nella presentazione dell’autore, Giorgio Basadonna – entrato in seminario dopo la laurea, scout fin dall’adolescenza, spirito ribelle, impegnato nella clandestinità per non accettare l’imposizione fascista, un prete attivo nella resistenza antinazista, insegnante nelle scuole statali e poi parroco, giornalista, ma sempre attivo nello scoutismo”.

            Sempre Pronto non è un volume che nasce in maniera specifica per “i banchi di scuola”, ma è un testo, ci sembra, che sui banchi di scuola, nelle biblioteche di classe e di istituto potrebbe trovare un suo legittimo spazio.

            Ai giovani, monsignor Ghetti, rimase vicino durante tutta la sua esistenza. Come parroco, come insegnante nei licei, ma soprattutto grazie al suo impegno con gli scout (Baden era il suo nome da scout). Impegno che nasceva da una semplice convinzione: con i giovani si costruiscono le fondamenta per una società più giusta.

            Durante la dittatura fascista il suo impegno fu ancora maggiore. Il Duce soppresse lo scoutismo in Italia, ma in molti si organizzarono per continuare le loro attività. “Baden non può stare indifferente”, scrive Basadonna, e con amici “dà forma all’Oscar (Organizzazione scout collocamento assistenza ricercati), che si renderà sempre più utile per tutte le necessità di difesa a chi si ribella al nuovo fascismo [dopo il settembre 1943]: la sua azione si allarga verso chiunque ha bisogno di protezione per sfuggire alla crudeltà nazista. Ebrei, prigionieri inglesi e greci fuggiti, giovani renitenti alla leva obbligatoria, ricercati politici di qualunque colore”.

 Ma l’impegno sociale può essere pericoloso, così nel giugno 1944, “è ricercato dalla polizia fascista con l’ordine di sparare a vista  e la Curia gli consiglia di espatriare perché il gioco è diventato troppo rischioso”.

 Monsignor Ghetti non si fa intimidire. “Baden insieme a padre Davide Maria Turoldo, Giorgio Kautchiswilli e un gruppo di giovani, nel maggio 1945 parte per la Germania per conto della POA (Pontificia Opera di Assistenza) e collabora al ritorno dei prigionieri giungendo fra i primi al campo di Dachau”.

Insomma un’esistenza colma di impegno. Ricca anche di affettuose amicizie: dal cardinal Martini (autore di una bella nota introduttiva al testo) al “suo” carissimo papa, Paolo VI.

 Antonio Troiano 

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