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fare l'Aiuto Capo in un Riparto Esploratori?

 

IN UN  RIPARTO NO!

 

 

di Titta Righetti

(da "Strade al Sole",  rivista dei Rover ASCI, Settembre 1968)

 

E’ probabile che i rovers per la maggior parte siano stati esploratori ed è facile che ne conservino un ricordo preciso. Al momento di scegliere un servizio può essere venuto spontaneo — non mi sorprende perché a me è accaduto — di lasciarsi guidare dal ricordo...

 

Se è per questo che pensate di tornare in un riparto, come aiuti, non lo fate: compratevi un meccano, una motocicletta o una capanna nelle Ha­waii, perché vi si attagliano di più. Se invece pensate che il servizio nel riparto sia bello per le occasioni che vi può offrire e le soddisfazioni che certo dà (...un’antenna di venti metri, rizzata da tre sole persone, sotto la pioggia...) beh, allora com­pratevi piuttosto un canotto di gomma.  Se infine siete disposti a lavo­rare, lavorare duramente, trovandovi a faccia a faccia con continue e ri­petute delusioni con tutti (i ragaz­zi, intendo) che non ve ne fanno passare una liscia, allora avete il ca­rattere adatto per un riparto.

Nel riparto infatti le cose vanno così. In un branco si possono anche avere soddisfazioni immediate, in un clan il capo può scoprire che al­cune attività lo soddisfano personal­mente; in un riparto mai o quasi mai.

Ma perché le cose allora funziona­no (voi forse direste non funziona­no) così? E’ proprio per come è fat­to il ragazzo; egli anche nei confron­ti di coloro che stima vuole mostrare di avere senso critico e quindi cerca di non rivelare tale stima (se vi rie­sce, non tentate di darmi ragione o torto sulla base dei vostri ricordi che nella maggior parte dei casi non so­no del tutto obiettivi e talora con­fondono le età).

 

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lo credo che questo servizio può essere attraente proprio perché è avaro di soddisfazioni giorno per giorno. Vi dicevo più sopra che il ragazzo sente il bisogno di mettersi in posizione critica verso coloro che l’avvicinano; ciò nasce in lui sia da alcune esperienze deludenti, sia da una insoddisfazione per tutto quanto fino a ieri «andava bene». Per espe­rienze deludenti intendo la scoperta, che si fa a quell’età e si prosegue vita natural durante, che spesso si predica bene e si razzola meno be­ne non sempre per fattori esterni, ma talora anche a causa di cattiva volontà.

Anche senza avere una particola­re esperienza da professori, si com­prende facilmente perché in questa fase possa essere di giovamento un ambiente (ad esempio un riparto) in cui queste scoperte amare si fac­ciano, ma intravedendone anche una prospettiva positiva. La prospet­tiva positiva è essenziale - a me sembra - perché le altre alternative sono la disperazione o l’apatia. Per alcuni il passaggio è facile e spon­taneo, per molti è difficile, comun­que è il passaggio che decide: Io si vede subito se quella persona si pre­senterà passiva, assente o correspon­sabile all’età adulta.

E’ per realizzare questa scoperta che nel riparto c’è il capo riparto, il quale non è perfetto e nemmeno pretende di esserlo: si arrabbia ed ha difetti (anche non simpatici) co­me una persona normale (una di quelle persone che si possono anche ammettere fra gli amici perché non sono insopportabilmente superiori), ma che cerca di migliorarsi, anche, ad esempio, nel seguire la legge scout e che confida in qualche mo­do di riuscirvi.

 

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L’avventura di un simile servizio a me è sempre sembrata una sugge­stiva avventura perché c’è del lavo­ro da fare e del lavoro utile. Ma fin qui non sarebbe un avventura; sa­rebbe un mestiere, una nobile pro­fessione, una missione. Ed io credo che molti tale la ritengano, vale a dire noiosa, noiosa da morire se, anno dopo anno, si torna da capo a ripetere le medesime cose. Ma per ripetere hanno inventato i compu­ter: voi date loro un lungo, com­plesso elenco di cose da fare e loro bovinamente le eseguono, alla fine voi cambiate qualche piccola cosa ed ordinate di ripetere tutto e, senza ribellioni, eseguono: hanno così poca fantasia che non riescono nem­meno a sbagliare.

Nel riparto è il contrario perché, quando tutto sembra filare liscio sull’olio, con un trabalzone vi trovate seduti per terra e scoprite che le at­tività del riparto non piacciono, che tre capisquadriglia su quattro se ne vogliono andare... E allora? Cancel­la tutto ed inventa del nuovo. E’ pro­prio il caso contemplato da quell’ode tutta a base di "Se", scritta da Kipling. E’ una fantasia ed un corag­gio continuamente sotto sforzo che non può permettersi di addormen­tarsi.

 

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C’è di certo qualcuno che afferma che questa è tutta poesia, perché un aiuto in un riparto non può, non deve, non fa questo. Ed io sono qua­si d’accordo.

Oggi, in qualsiasi lavoro d’impe­gno, dal trapiantare un cuore al de­finire un progetto urbanistico, oc­corre un lavoro di équipe. Per forza di cose non tutti collaborano ugual­mente: ciò dipende dalla esperien­za, dall’età, dal carattere, dal pro­blema specifico, ma il bello è nella sensazione che senza di voi quel gruppo di lavoro sarebbe stato di­verso, senza dubbio non migliore. In una pattuglia direttiva che fun­zioni in modo ragionevole avviene qualcosa di questo tipo.

Può darsi, può anche darsi, che il più giovane degli aiuti non abbia mai la sensazione che quello che fa (insegnare un canto o preparare un numero di espressione) sia «alta­mente educativo», ma deve avere il quadro generale, altrimenti è uti­le come l’operaio scemo che nell’or­to butta il diserbante sulle prime foglie di lattuga.