H.P. - Inizio Sito

 

Dalla Promessa all’impegno

Ai capi scout - la Vocazione

Scautismo e Vocazione

 

Tradotti dal francese da Lucia Egua, due brani sulla relazione tra Scautismo e Vocazione sacerdotale / religiosa  

da al sito web Ma vocation.org, pagina web http://www.mavocation.org/temoignages-pretre-religieuse/discernement/de-la-promesse-a-l-engagement/

Qui potete ritrovare cinque testimonianze di capi e capo scout che hanno seguito Cristo 

senza dimenticare tutto quello che gli ha insegnato la vita scout.

 

 

· “Da grande farò il frate”. Gli risposi immediatamente “Anche io”.  

“Questa notte è caduto un fulmine: guarda il solco sul terreno”, mi disse la mia capo mentre stavamo andando a prendere l’acqua per il lavaggio mattutino.

© esprit-photo.com - 100 ans du scoutismeSe l’avesse saputo! Il giorno prima un fulmine aveva colpito il mio cuore.

Era il mio primo campo dei lupetti (la mia prima vacanza di branco) e avevamo appena visitato l’abbazia benedettina di San Wandrille.

Durante la cena, François, che mi era seduto accanto, si girò verso di me e mi disse:

 “Da grande farò il frate”. Gli risposi immediatamente “Anche io”. Pronunciando queste parole, il mio cuore fu illuminato da un lampo e arso da un fuoco che da allora non si è mai spento.

Avevo dieci anni. Ovviamente non sapevo niente della vita monastica: l’unica cosa che capivo era che un monaco era colui che pregava Dio e avevo sentito una pace molto profonda nell’abbazia. Nel corso degli anni, questa chiamata si è orientata verso la via dei certosini.

Il desiderio di vivere interamente per il Signore bruciava sempre di più nel mio cuore e niente riusciva a riempirlo; solo lo scautismo fu la grande gioia della mia giovinezza. I nove anni passati negli Scouts de France, del gruppo 5° di Le Havre – da lupetto a rover –  mi sono serviti molto, sia dal punto di vista umano che spirituale.

Qui ho imparato la vita a contatto con la natura, l’arte di arrangiarsi e l’esercizio, inoltre, della responsabilità personale nello spirito del servizio e di attenzione agli altri.

La partecipazione all’Eucarestia, i momenti di preghiera, la benedizione dei pasti: tutte queste cose hanno aiutato la mia fede a inserirsi nella vita quotidiana per ravvivarla.

Mi ricordo in particolar modo di un campo di Pasqua dove partecipammo alla celebrazione liturgica della Settimana Santa in una parrocchia di campagna molto isolata: fu una meravigliosa iniziazione al mistero pastorale.

Charles de Foucauld, patrono del nostro gruppo, ha esercitato un’influenza silenziosa: anche io come lui, aspiravo a diventare “fratello universale”.

Non potevo accontentarmi di essere utile soltanto a qualcuno.

Ritirandomi nella solitudine di un convento certosino, abbracciavo il mondo intero con la mia preghiera.

E François? Non abbiamo mai più parlato della nostra famosa conversazione da allora. Avevo saputo per vie traverse che era diventato ufficiale nel corpo della Marina Nazionale. Provate a immaginarvi la mia sorpresa e la mia gioia quando, qualche giorno prima della mia professione perpetua, ricevetti un telegramma che mi annunciava la sua professione semplice in una congregazione religiosa nello stesso giorno della presentazione del Signore.

Il Signore ha un progetto per le sue idee!  

Dom Jean Babeau, moine chartreux à Parkminster (Angleterre)

   

· “Restiamo sempre pronti”  

Il 1° agosto scorso, insieme a molte sorelle della mia comunità e molti scout e vecchi scout, ho rinnovato la mia Promessa.

È stata per me l’occasione di ricordarmi della parte che lo scautismo aveva giocato nel mio cammino verso la vocazione religiosa.

Coccinella, giuda, scolta, poi capo: tutta la mia infanzia e la mia giovinezza sono state accompagnate dagli ideali di Baden-Powell.

Se la mia famiglia, profondamente cristiana, ha coltivato in me la fede, è stato soprattutto nell’ambito dello scautismo che la mia relazione con Dio ha potuto svilupparsi poco a poco per diventare più personale.

L’inizio alla preghiera sotto la guida di San Francesco come coccinella, le lunghe ore di cammino con le guide sul cammino di Notre-Dame de Chartres, la meraviglia davanti alla creazione durante le mie route da scolta, furono degli incontri con il Signore.

Durante l’adolescenza, in particolare, lo scautismo fu un aiuto prezioso per tenere (la testa nel cielo) il capo rivolto verso il cielo!

Tutti questi anni hanno permesso di far crescere in me dei valori che sono ancora oggi preziosi nella mia vita comunitaria: il senso della fatica, della responsabilità, del servizio, il dimenticarsi di sé, l’attenzione per gli altri… In una parola, lo scautismo mi ha insegnato a portare la mia fede nella vita concreta.

Quanto alla mia esperienza da capo, mi ha donato la gioia di far crescere negli altri il desiderio di una relazione intima con il Signore per mettersi in cammino dietro di Lui e crescere sotto il Suo sguardo.

Oltre alle responsabilità dell’organizzazione, di gestione del gruppo, della preparazione del materiali che riguarda la capo, il capo deve anche assumersi il ruolo educativo e missionario che non potrebbe prendere su di sé senza l’aiuto della Grazia divina.

Lo scautismo mi ha anche insegnato a sviluppare le diverse sfaccettature della mia personalità e mi ha preparata, attraverso l’impegno della Promessa, a rendermi disponibile per un impegno più grande.

È stato nel marzo 2001, in occasione di una Veglia penitenziale alla quale ho partecipato come Capo Fuoco degli Scouts d’Europe, che un prete mi ha parlato per la prima volta dell’abbazia di Sainte-Marie de Boulaur. In seguito ho partecipato a molti ritiri che mi hanno permesso di accogliere la chiamata del Signore.

Entrata nella comunità nel 2002, sto vivendo ora il tempo del noviziato.

La nostra vita Cistercense nella scuola di San Benedetto – santo patrono dello scautismo europeo – attraverso la sua semplicità, la vita comune che propone, il suo ideale di servizio e umiltà, mi permette di prolungare ciò che lo scautismo aveva fatto germogliare in me per portarlo a compimento.

Ogni volta che adesso mi ritrova a meditare sul testo della Legge scout, capisco a che punto il cammino che propone sia una guida per avanzare verso una vita adulta di battezzati.

Qualsiasi sia la nostra vocazione nella Chiesa, vivere nella fedeltà alla nostra Promessa, è un magnifico cammino verso la santità.

È quello che il Signore vuole da noi, allora “restiamo sempre pronti”!

  Una monaca dell’abbazia di Boulaur.

 

· “Quello che ricevetti fu ancora più importante di quello che avevo donato”  

Qualche settimana fa, sono stata invitata alla “Parola del fuoco” (impegno della scolta) di due giovani studentesse.

Ancora una volta mi sono commossa nello constatare a che punto ciò che vivo oggi nella comunità apostolica di San Francesco-Saverio – alla quale appartengo – prende spunto da ciò che avevo ricevuto da guida e, più tardi, in quanto capo scout.

Ho ancora il ricordo molto preciso, durante i campi, di ritorno dai tre giorni di esplorazione (hike) e della gioia che leggevo sui volti delle guide: la gioia di essere arrivate fino alla fine del cammino, di aver costruito e vissuto questo “explo” in gruppo, di aver sperimentato, molto giovani, una libertà responsabile, di poterci raccontare le loro avventure e, soprattutto, gioia perché avevamo dato loro fiducia.

La gioia di un superamento di sé, ma anche per una fedeltà mantenuta e che si basa sulla fedeltà degli altri.

Uno dei fondamenti della pedagogia del movimento non è forse queste educazione alla fiducia che suscita il sentimento di essere responsabile e di prendersi cura che per le più grandi vuol dire occuparsi delle più piccole?

Ognuna ha il suo posto nella squadriglia delle guide.

Ognuna è accolta per quello che è, con i suoi doni, le sue ricchezze, anche con i suoi limiti, senza essere giudicata.

La ragazza può essere semplicemente se stessa.

L’ultima arrivata, la più piccola, quella che arriva e alla quale bisogna insegnare, può dare molto agli altri. La diversità qui è una ricchezza. Un’esperienza che insegna l’importanza di ogni essere umano e che sviluppa il sentimento di far parte di un corpo, nella società e nella Chiesa, un corpo per servire e per fare crescere.

Come capo scout ero al servizio delle guide e spesso provavo la gioia di spendermi per loro.

È vero che io donavo loro molto tempo e molte energie.

Facevo soprattutto l’esperienza, nonostante non me ne rendessi conto, che quello che ricevevo era molto più importante ancora di quello che donavo.

Alla fine del campo, accoglievo la Promessa delle guide che erano pronte a impegnarsi. La veglia della Promessa resta per me uno dei momenti più belli della vita di una capo riparto. Infatti, ognuna diceva forte e chiaro, davanti a tutti, il testo della Promessa. Ed io, accogliendo questa Promessa, ero una testimone privilegiata del loro “sì”.

Alcune di loro mi hanno chiesto di essere la madrina alla loro Cresima. Ho allora scoperto, con loro, che lo Spirito Santo era un vero maestro interiore.

E quando il Signore mi ha chiesto di “avanzare per acque profonde e di gettare la lenza”, quando mi ha domandato di donare tutta la mia vita per il servizio dei miei fratelli nella nostra comunità, ho avuto la certezza che potevo aver fiducia in lui, perché mi aveva già concesso la grazia di essere testimone della sua azione nei cuori dei giovani che mi aveva affidato.

  Caroline Nicolle della comunità apostolica di Saint François-Xavier.  

 

· “La gioia del dono di sé mi porterà coerentemente a dire sì alla chiamata di Dio”  

Essere scout, prima come ragazzo e poi come capo dipartimento, è stata per me una tappa importantissima nel mio percorso di vita cristiana.

A vent’anni, ero praticamente scout a tempo pieno, con mia grande felicità e un po’ a discapito dei miei studi! Ma lì avevo trovato un luogo dove potevo vivere profondamente la mia fede con questo spirito di servizio e d’impegno propri di questo movimento.

Dicevo allora: “La mia parrocchia è lo scautismo”.

Qui ho scoperto la gioia del dono di sé che, qualche anno più tardi, mi ha portato coerentemente a dire sì alla chiamata di Dio e della Chiesa nella vita come prete.

Ancora oggi i contributi dello scautismo restano fondamentali nel mio ministero.

  P. Olivier Roy superiore della Maison Charles de Foucauld (capo della fondazione spirituale per i futuri seminaristi della provincia di Rennes).

 

· Scout e prete a Havre.  

Nel 1934 sono entrato nel gruppo di Le Havre 2.

Due mesi più tardi, pronunciavo la mia Promessa e diventavo in seguito vice capo pattuglia e poi aiuto capo riparto.

Ciò che ho sempre considerato come un servizio ai ragazzi fu interrotto da un “soggiorno” in Germania (Servizio di lavoro obbligatorio) [1].

In quella occasione ho realizzato tutto quello che lo scautismo mi aveva dato, soprattutto consolidando la mia fede: ero adulto e dovevo testimoniare il mio impegno ai miei compagni di prigionia.

Con la sua grazia, Dio mi ha aiutato a sostenere che tutte le persone sono state create libere.

Durante i tempi di prigionia, il Figlio di Dio mi ha sostenuto come figlio del Padre.

Ritornato in Francia, ho ripreso le mia attività scout a partire dal giugno del 1945 come Capo riparto nel gruppo La Havre 6 San Tommaso d’Aquino, culla dello scautismo di Le Havre.

Bisognava, con l’aiuto di Dio, guidare lo scautismo che aveva sofferto molto a causa dell’occupazione tedesca e io mi sono totalmente speso per questa causa dal 1945 al 1948.

Poco a poco, grazie alla grande fiducia dei miei “boy” e attraverso numerosi contatti, ho ricevuto la chiamata del Signore a  “più alto servizio”.

I Raiders fondati da M. Menu hanno confermato questa mia vocazione e ho fatto l’assistente scout per più di cinquant’anni.

Dio mi ha davvero chiamato attraverso lo scautismo con il senso di servizio e la necessità, per me, di far incontrare la fede, la testimonianza e l’impegno.

Il mio percorso è stato fatto da loro, tutti gli scout (e alla volte guide) che ho incrociato e che insieme a Lui mi hanno mostrato la strada.

Padre Bernard Pierre.

 

Testo tratto e tradotto da sito web francese:

 

H.P. - Inizio Sito

 

 


[1] “Servizio Lavoro obbligatorio”, in francese STO. Durante la Seconda Guerra Mondiale, alcune migliaia di francesi furono mandati contro la loro volontà nei campi di lavoro in Germania.