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Scautismo:

una pedagogia di Ascensione

 

 

 

In questi giorni del novembre 2009 si è ricordato (anche sulla stampa) la figura di Mario Mazza, educatore di primo piano, uno dei primi capi dello Scautismo cattolico italiano, di fatto uno dei fondatori dell'ASCI (assieme al Conte Mario di Carpegna e ad altri)... Da uno dei suoi libri un brano che ci aiuta a vedere lo scautismo sotto una particolare luce.

 

di Mario Mazza

(…) Continuando nell’esame si comincia a intravedere l’arte particolare del nostro fondatore: Osservate nello "Scouting for boys" la forma con cui presenta la sua consegna morale ai ragazzi.

Egli non dedica non più di due paginette all’enunciazione ed illustrazione dei dieci articoli [dellaLegge Scout], ma prima ha fatto irrompere innanzi al fanciullo una visione meravigliosa:

la cavalcata di ferro dei cavalieri, le schiere favolose dei samurai, le bande eroiche degli zulù, dei pellirosse, degli indiani che "hanno tutti le loro leggi d’onore".

Ed un’insegna li precede tutti, la stessa che egli affida subito al ragazzo:

Sii preparato.

Anche tu puoi essere della nobile schiera, purché tu voglia essere preparato nell’animo e nel corpo.

Quest’appello all’azione sarà d’ora innanzi continuo ed in esso sta per l’appunto il segreto dell’arte educativa di Baden Powell.

Gli educatori hanno sempre invitato i giovani a salire sull’ardua montagna della virtù, hanno indugiato ben volentieri a descrivere Ercole al bivio, e la ridente tentazione della strada facile fiorita, e la gelida ripugnanza della strada difficile e rocciosa, ma qui si arresta quasi sempre l’opera loro, così che il ragazzo finisce col vedere lassù, troppo alto e lontano da lui un ideale candido e risplendente come vetta ghiacciata.

Visto dal prato fiorito, quello splendore di cime è molto bello, ma raggiungerlo con tutti i rischi, le avventure e i pericoli che presenta è un’altra faccenda.

Bisognerebbe, prima di tutto, conoscere il sentiero, sapere dove comincia, come arrampicarsi, come evitare le incertezze dei bivi, come regolarsi quando il sentiero non c’è più e salire dipende solo dal nostro senso d’orientamento, dal coraggio, dall’energia individuale , dalla prudenza. Cioè da attitudini, da forze che si acquistano grado grado, per esperienze successive, e soprattutto in virtù del buon esempio dei maestri di montagna , le guide che ne posseggono i segreti e sanno mostrare come si praticano.

Ecco quindi il pregio inestimabile dello scautismo:

fornire ai giovani non solo la visione di una nobile meta, ma i mezzi pratici e semplicissimi per raggiungerla, nonché le guide generosamente pronte ad aiutare.

Non vorrei far cadere in equivoco con la parola semplicissimi attribuita ai mezzi che adoperiamo.

Niente è semplice di fatto nel cammino ascensionale di chi vuol essere fedele ad una consegna che in realtà è eroica, la semplicità di cui parlo consiste infatti soltanto nell’arte usata dal nostro Fondatore per mettere alla portata di tutti l’ascensione.

E’ l’arte che noi chiameremo delle piccole cose.

Le solenni virtù non abitano più sulle cime, per lo scout, poiché egli le vede tradotte nei più semplici e normali gesti della vita quotidiana .

Lo scoutismo, come scopriremo, è un tessuto formato, filo a filo, di piccole cose, di piccole buone azioni; ed essere stato capace di incantare i giovani sino a renderli lieti e pazienti tessitori della loro buona volontà, è certo tale merito da costringerci ad iscrivere ben alto nella schiera dei benefattori dell’umanità il nome del nostro Gran Capo.

Mario Mazza,

da "Come si fonda un Riparto"

pag. 24

Ringraziando Stefano V - vantoeasy, per aver procurato a Zeb questo testo.

 

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