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Una pagina di BADEN- POWELL

MANCANZA DI CAPI

 

Qualcuno è venuto a trovarmi l’altro giorno, e mi ha chiesto: 

"Come mai vi mancano i Capi? 

Eppure durante gli ultimidisegno di P.Joubert trent’anni nelle vostre file sono passate tante persone, che oggi dovreste avere tutti i Capi che vi servono".

Domanda difficile, se si vuole trovare una risposta soddisfacente; poiché è piuttosto ovvio che una famiglia come la nostra dovrebbe formare i propri Capi, dal suo interno. 

Cominciamo col definire qualche caso.

E’ logico che un certo numero di persone che sono state scout non hanno le qualità di un Capo, almeno nell’idea che essi stessi se ne fanno. 

Forse la loro concezione del Capo è troppo idealistica, ma tant’è, non se la sentono di assumersi la responsabilità.

Vi sono inoltre da tener presenti le circostanze personali; non ogni adulto scout ha la possibilità di dedicare il suo tempo allo Scautismo. Il luogo di residenza e l’ambiente possono creare al giovane altri ostacoli, particolarmente nei primi anni della sua vita di adulto, in cui egli sta aprendosi la via e deve quindi dedicare il suo pensiero e le sue energia innanzitutto al suo lavoro di tutti i giorni, o allo studio in vista del lavoro.

Ma anche tenuto conto di queste varie circostanze, ci devono essere moltissimi che potrebbero divenire Capi, se vi fosse una spinta interiore più forte.

lo muovo dal presupposto che se questa spinta interiore vi fosse, vi sarebbero anche i Capi che ora esistono solo in potenza. Ragioniamoci un po' sopra. 

Supponiamo che io sia uno Scout appartenente ad un Riparto "record", uno di quei Riparti cioè in cui ogni Scout vive in pieno il suo scautismo, e di conseguenza si diverte e progredisce nella tecnica scout. Io resto in questo Riparto per quattro, cinque o sei anni, e so, al termine di questo periodo, dl esser divenuto un tipetto piuttosto in gamba, utile agli altri, rapido nel pensare e nell’agire, fiducioso in me stesso, pronto ad affrontare qualsiasi situazione si presenti, facendo bene la cosa giusta. 

Ciò va benissimo, ed è proprio così che deve essere. Ma devo contentarmi di restare a questo punto? 

Com’è che tutto questo mi è accaduto? 

Perché i miei occhi vedono di più, i miei orecchi odono di più, i miei sensi in genere sentono di più di quelli di molte persone intorno a me? 

Ho forse dimenticato che non ero che un Piede tenero, prima che le varie tappe della mia vita scout, magari inconsciamente, mi portassero ad essere ciò che sono ora?

Orbene, se io penso a tutto ciò ed ho buona memoria, posso esser portato a dire:

"Lo Scautismo è una cosa bellissima, ha fatto molto per me, e mi sono divertito un mondo negli Scouts ", e tranquillamente finire qui il discorso. 

Oppure invece posso dire: 

"Tutto ciò è tropo bello per tenerlo per me solo. Devo parteciparlo a qualche altro".  

In questa semplice frase è racchiuse il seme da cui poi germoglierà il Capo.

Non credo che il formarsi di questo atteggiamento debba esser lasciato al caso. Anzi, voi Capi dovete costantemente presentare ai vostri Scouts questa idea: che esiste una specie di progressione logica dal Lupetto allo Scout, al Rover, al Capo; ed il compito di quest’ultimo non è che la restituzione riconoscente, sotto forma di servizio, di un debito di cui si è constatata l’esistenza.

Una formazione puramente materiale non potrà mai produrre questa spinta interiore al servizio, anzi, condurrà solo ad un sentimento di vano orgoglio. Perciò occorre che vi sia un lato spirituale che dia preminenza alla bellezza del dare e del condividere, come incentivo a lavorare per qualcosa da partecipare agli altri. In tal modo la spinta interiore di cui ho parlato può restare presente dentro di noi durante tutta la nostra vita scout. 

Tutto ciò che impariamo o facciamo, ogni nostro sforzo, è diretto al fine di poter dire: 

"ora sono in grado di aiutare qualcun' altro ", e non: " ora sono in grado di trarre me stesso fuori dai guai ".

Spero che riusciate a comprendere l’idea generale cui voglio arrivare, di radicale opposizione ad ogni senso di soddisfazione egoistica. In una parola, si tratta di dire:

"più specialità mi guadagno, più sono in grado di essere utile".  

Ragionateci su, e vedrete che finisce per emergere la figura del Capo.

Baden - Powell  (The Scouter, marzo 1940)

 Essere capo: "Se tu..."

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