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- Soviore 2001 "vissuta"-

Soviore anno primo

 

La prima volta a Soviore è stata per me carica di sentimenti contrastanti ed insieme irresistibili: quelli che mi hanno fatto aspettare fino ad ora per andarci, e quelli che mi ci hanno spinto di gran forza proprio quest’anno, in un momento di passaggio nella mia travagliata vita scout: passaggio agli Scouts d’Europa innanzitutto, con gli strascichi di amarezze che ha comportato l’abbandono dell’AGESCI, passaggio ad una visione dello Scautismo più matura, più organica e di più vasto respiro. Insomma, pensavo che Soviore in questo momento servisse…

La Route di Soviore è stata per me un insieme di orizzonti, e di questi sono sicuramente tornato più ricco.

Un orizzonte di preghiera. Condivisa, personale, precisa, capita e voluta. Tanto mi spaventava all’inizio l’idea di una liturgia così intensa e così rigorosa, quasi che fosse una cosa per “adepti”, nella quale io non sarei entrato se non da spettatore, e tanto invece mi sono lasciato trasportare dai canti, dalla veglia, da quel capitolo di cui all’inizio non capivo esattamente il senso ma che è servito poi a rendere la fatica e la riflessione di tutti un’unica grande preghiera, un unico grande sacrificio di lode. Io che ho sempre fuggito l’idea delle preghiere comunitarie a tutti i costi, dei grandi eventi – spesso mediatici – inutili e quasi d’intralcio per un sereno avvicinamento a Dio, riscopro in questo modo di fare comunità ed in questa esperienza liturgica ed insieme ascetica una dimensione personale di scoperta. il mare visto da Santuario di N.S. di Soviore

La vista spazia all’orizzonte, innalzandosi con le note dei canti, dilatandosi con la ecumenicità delle celebrazioni, approfondendosi con l’intensità del Mistero, vissuto e infine festeggiato insieme.

C’è poi l’orizzonte reale, quello assaporato metro per metro (ma il passo in montagna si misura in tempo, e allora: minuto per minuto) durante la strada. Faticosa, sì, ma non impossibile. Necessaria, senza dubbio. Come è necessaria la Strada nel nostro essere Rovers e Scolte o Capi, per recuperare il senso ed il tempo della Natura, per avvicinarci discretamente all’ambiente che ci ospita, per scoprire i compagni di strada e conoscerli così nella loro semplice “nudità”, al di fuori degli artifici cui siamo soliti nella vita di ogni giorno. La Strada dei Pellegrini, perché il motivo del cammino era di fatto un pellegrinaggio, e perché è stata vissuta con l’aspettativa di arrivare lì ed in quel momento, lì e per quel motivo, lì a Soviore e per celebrare la Pasqua.

E l’orizzonte gustato nel percorrere le Cinque Terre è qualcosa di unico per vivere pienamente questa dimensione; un orizzonte di viti ed ulivi, di terrazzamenti e di scogli, di onde fragorose e di vento sferzante, di sole torrido e di grigiore quasi autunnale: con ogni cambiamento atmosferico il paesaggio variava di colori, di riflessi, di profumi e di suoni. Dall’alto del sentiero il mare sembrava volerti abbracciare quando il sole lo faceva brillare, e volerti inghiottire quando il cielo si faceva cupo; il profumo delle sterpaglie smosse dal vento lasciava il posto a quello delle conifere appena tagliate o del sottobosco umido e sempre in ombra... I paesi così astratti dal mondo, così in bilico su loro stessi e sui loro promontori, percorsi da queli capi delle unità di formazione 2001: clicca qui per ingrandire trenino così fuori dal tempo e raggiunti da una strada nuova e lì così stonata. Infine l’arrivo a Soviore, e l’idea – sebbene non ci fossi mai stato – di giungere in un luogo amico, in sintonia, pieno di storia e di… tradizione.

C’è poi l’orizzonte scout, quello nel quale ti capita sempre – partecipando ad un evento del genere – di cercare conferme al tuo modo di fare e di vivere l’appartenenza al Movimento. Incredibile come ci si possa sentire in sintonia al primo istante, dopo aver condiviso la strada e… quelle tremebonde “note tecniche e di stile” riportate sulla presentazione della Route… Lo Scautismo che si vive a Soviore è di certo il più puro, perché vissuto per libera adesione personale di chi si vuole riconoscere intorno ad un ideale condiviso ma non comune. Lo Scautismo di Soviore è non solo lo Scautismo di Don Sandro, di  Medit o di Toni, ma è lo Scautismo di Baden, Monass, Salvatori, Mira, Catani, e di chissà quanti altri hanno voluto lasciarci questa eredità.

E chi non crede che lo Scautismo possa restare al passo coi tempi semplicemente ripresentando sé stesso, beh, provi a venire ad una Route di Soviore per constatare se non si è sbagliato di grosso… e se non debba convenire con noi che “altri scautismi” non hanno non solo una condivisione geografica così ampia ma anche una eredità storica così salda e così ricca di conferme! Di questo, quelle “tremebonde” note di stile sono in verità l’ancora di salvezza, perché finiscono per dissuadere i sostenitori degli altri scautismi dal partecipare alla Route, con sicuro beneficio di tutti, se non forse dello stesso Scautismo.

Infine c’è l’orizzonte futuro, quello del “guarda lontano, e quando pensi la Route di Pasqua 1984 di aver guardato lontano, guarda ancora più lontano…” che molti di noi utilizzano a metro per la loro vita. E questo, lasciatemi dire, è l’orizzonte di cui sono più grato al Soviore anno primo. Tornare a casa da una Route di preghiera con tanta carica ed allo stesso tempo tanta serenità non mi era mai successo; e questi sono gli ingredienti giusti per affrontare i mesi che seguono… ovvero i mesi che ci separano dalla prossima Route di Soviore.

Buona Strada

Grillo Parlante.

 

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