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"una settimana di Lupettismo Cattolico 2001"

Scautismo: un concetto, un'idea, un pensiero...?

 

Settimana del Lupettismo Cattolico

Carissimi,

"il tempo della parlata è giunto e il cucciolo d'uomo, il signore della giungla ha seguito la sua nuova traccia... per quanto la giungla non lo abbia cacciato via... E che bisogno c'è, allora, di aggiungere altre parole!"

Non è sempre facile riuscire a esprimere quello che si ha nel cuore, ma credo che Domenica la gioia più grande per Akela sia stata quella di vedere tutti i suoi Lupetti guardare avanti sulla loro nuova pista, sul loro sentiero, senza voltarsi indietro. Poi, tentare di spiegare perché questo accada non credo stia a noi doverlo fare. L'unica cosa che è in nostro potere è poterlo vivere.

Cosa desidero? Semplicemente ringraziare il Signore per avermi dato e continuare a darmi la possibilità di vivere questa splendida avventura.

Ho conosciuto lo scautismo a 18 anni e ho cominciato a vivere quest'avventura quasi "per caso" (per quanto io non creda al caso quanto piuttosto a un preciso "Disegno"). Esso mi ha portato a vivere grandi esperienze, a partire da quelle che sono la sua basi: l'educazione ai ragazzi. Credo che quello che ho vissuto Domenica ne sia la concreta testimonianza. E tutto sta proprio nel fondamento dell'educazione, far sì che ogni ragazzo possa, attraverso questa esperienza, arrivare ad essere ed esprimere il meglio di se stesso come uomo, cristiano e cittadino.

Come questo può essere possibile? A mio avviso uno (dei tantissimi!) pensieri che B.-P. ci ha lasciato che esprime bene questo concetto: 

"Mantenete la vostra Promessa di Scout, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo".

Ho scritto la mia tesi di laurea sulla "Promessa, le radici antropologiche e i significati educativi". Ve ne lascio qualche frammento.

"Una promessa può essere accolta solo perché è creduta. L’atteggiamento ècampo lupettismo 2001 molto importante, perché lega il proprio destino (la propria libertà) a quello che ognuno crede. Credendo in qualcosa una persona impara a credere in sé stesso e trova la strada per riconoscere quell’immagine di sé che la vita ha costruito e non può essere riconosciuta per via analitica[...] Piero Bertolini, uno dei più noti pedagogisti italiani, che iniziò il suo cammino di educatore come capo scout, citando lo scautismo come il movimento a carattere educativo che più di ogni altro meriterebbe attenzione da parte di coloro che si occupano di educazione, per i suoi risvolti socio-educativi, a proposito della Promessa scrive: "Ad un osservatore esterno che consideri la Promessa soltanto come una cosa superficiale, può sembrare fuori luogo invitare il ragazzo ad assumersi un impegno che, giudicando con la solita mentalità, appare troppo superiore alle sue forze; e può essere giudicato, da queste persone, un errore pedagogico impegnare così presto se stesso, già sapendo in partenza che egli verrà meno molte volte all'impegno assunto. [...] Ritengo di poter affermare, soprattutto per esperienza diretta, che simili timori sono senz'altro da considerare infondati. Si noti che si parla di Promessa e non di giuramento. Ciò significa che il suo spontaneo desiderio di autonomia e di libertà, trova qui un modo particolarmente opportuno di svilupparsi. Del resto è sufficiente assistere ad una di quelle cerimonie per rendersi senz'altro conto dell'importanza che il ragazzo dà all'atto che sta compiendo: non c'è infatti uno solo di essi che sappia, preso dalla commozione, pronunciare il testo della Promessa, che pure si è ripetuto chissà quante volte senza insicurezza e senza errori". La Promessa è quindi un atto di scelta spontanea e personale e la Legge, pensata sì per un contesto comunitario e giuridico, è però fatto della coscienza morale, e dunque personale, e per questo motivo trova la volontà per essere obbedita. [...] Così del resto è vissuto lo scautismo dai ragazzi, a prescindere dal loro credo religioso e dall’educazione familiare. Nella loro spontanea intuizione essi intuiscono e raggiungono l’essenza del loro impegno: mantenere fede alla Promessa; cosa che sembra connaturata con la loro umanità e che sentono importante non voler tradire. Sicuramente il gesto del promettere raggiunge una delle profondità antropologiche del ragazzo, perché questa esperienza non è dimenticata né poco influente sulla sua vita, nella sua totalità. Potremmo ancora discutere su cosa consenta ai ragazzi di rendere salda la loro Promessa, condizione indispensabile della crescita; se sia il fatto che la promessa è raccolta e custodita dall’educatore scout che crede nella loro Promessa, o sia l’esperienza della vita all’aperto, che conferma il senso affidabile delle cose nel contatto diretto che la vita nella natura consente, o l’impostazione attiva di tutta la metodologia educativa dello scautismo. Credo che tutti e tre questi motivi contribuiscano a rendere salda la pronunciata Promessa, così da mutarla da semplice idea a “pratica di vita”, e questo lo possiamo constatare nelle persone che sono state scout in giovinezza. Le stesse, nella loro vita da adulti, sono impegnate nei più svariati campi a cui la vita chiama “non in modo passivo contentandosi di essere buone, ma attivamente facendo il bene”".

Eppure, io credo, il messaggio che lo scautismo ci lascia non sia "solo" quello educativo. La proposta di fede innanzi tutto, proposta non come catechismo, ma come catechesi ed esperienza di vita (S.Antimo, la Route di Soviore, i campi Bibbia); il coraggio e la forza di continuare a vivere da scout "perché per vivere da scout non c'è che vivere da scout" anche quando le vicende storiche non lo permisero più (le Aquile Randagie e la Val Codera); la volontà di essere sempre là nelle situazioni di emergenza dove lo scout è chiamato a essere sempre pronto (terremoti, alluvioni...); la formazione e l'educazione permanente (i campiscuola, campi di specializzazione...); la dimensione internazionale, la "fratellanza mondiale", come l'ultima esperienza che ho vissuto, "una settimana di Lupettismo Cattolico", a Bologna lo scorso settembre 2001. 

La foto ritrae la staff dei Vecchi Lupi, tutti capi provenienti da associazionicampo lupettismo 2001 diverse, ma radunati sotto lo spirito del lupettismo, lo stesso che B.-P. ci ha tramandato. In primo piano c'è Don Nunzio Gandolfi (che la maggior parte di noi conosce per i suoi racconti "fuoco di bivacco") che tiene in mano (leggenda vuole) un tizzone dell'ultimo fuoco di bivacco di B.-P. in cui è raffigurata un'icona greca di S. Giorgio.

Guardo questa foto e penso all'11 settembre. Aver avuto l'opportunità di conoscere persone di tradizioni e vissuti diversi dai miei mi ha donato la gioia di vivere un'esperienza non scontata e non dovuta, ma ricercata e goduta. Ecco, io credo che se ognuno di noi volesse un po' far parte della vita dell'altro per comprendere, capire e vivere ciò che egli vive, forse alzando gli occhi al cielo potremmo dire che comunque tutti uno stesso cielo azzurro abbiamo.

Dunque, chi ha permesso tutto questo? Baden - Powell? E ciò che lui ci ha lasciato è un'idea, un concetto, un pensiero... da portare avanti? Io desidero chiamarlo semplicemente Spirito scout, un'idea divenuta reale grazie all'intuizione di una persona, ma così vera che ancor oggi è così fervente e attiva, così buona che permette alle persone di potersi esprimere al meglio di sé, così veritiera da donare la bellezza di poter sempre credere in sé, e in sé come un'opera d'arte meravigliosa di questo creato. E se così non fosse sicuramente oggi non sarei qui a raccontarvi questa bellissima storia della mia vita.

Per questo desidero semplicemente rendere lode a Dio.

Buona caccia

                               Alessandra   

                                                                       Branco Luna Nuova

 Treviso 1    Agesci

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