INIZIO


ANGOSCIA DI UN FANCIULLO

 

Ti ricordi, Michele, il colpo più duro della tua carriera di capo fu il giorno in cui dei ragazzi suonarono affannati alla tua porta: " Capo, Andrea è stato arrestato. Ha rubato una bicicletta".

Andrea era un ragazzino silenzioso, poco robusto, ma pieno di ingegno ed era ben voluto dalla propria squadriglia per il suo carattere ed il suo spirito di servizio. Al corso complementare [una specie di sesta, settima, ecc. nell'ordinamento scolastico francese, dopo la quinta elementare], si era così contenti di lui, che il maestro Io consigliò di orientarsi verso una scuola di Arti e Mestieri. A questa notizia tu hai sentito veramente un dolore fisico al cuore. Una tristezza è caduta sul tuo animo come se improvvisamente venisse notte in te. Non ti è occorso molto tempo per riaverti e correre a gran velocità a casa, dai suoi genitori.

È una famiglia di operai. Li hai trovati atterriti e molto dignitosi nel loro dolore: "Che cosa è successo ad Andrea? È incredibile. In riparto non ho mai dovuto fargli il minimo rimprovero. È l’immagine dello scout diligente e sicuro".

E la povera storia incominciò, a voce quasi bassa, tutti e tre vicini ginocchia contro ginocchia. Gli avevano promesso una bicicletta se fosse andato bene a scuola per un mese intero. Una settimana, due settimane, tre settimane, va tutto bene. Il sogno prende vita. Se ne parla. Con il babbo, è andato anche a fare la sua scelta in una vetrina. Andrea non ne può più dalla gioia. Quattro settimane, va ancora tutto bene...

Ma da sei giorni il padre non lavora più. Sui ordine del sindacato, l’officina ha chiuso. Non ci sono più riserve di denaro. Si capisce che, anche lavorando, l’acquisto della bicicletta era una pazzia. Prima avevano ragionato da ricchi. Ma a causa della disoccupazione è ora una cosa impossibile. I genitori consolano Andrea, cercano di farlo pazientare. È un ragazzino, pensa sempre alla sua bicicletta. Stanchi di sentirne parlare, un giovedì lo rimproverano un po’ troppo duramente.

Il sogno è finito. Esce disperato, va per le strade della città. Cammina tristemente, non sa dove andare, con le mani in tasca. Quando, improvvisamente, crede di sognare. Vede la sua bicicletta ai bordi della strada. Esattamente quella del suo sogno. Quale demonio lo ispira? Noti si sà. Inforca la " bici " e si mette a pedalare. Come si va bene, la strada è libera, corre con un ticchettio simpatico!

Ma lo hanno visto. Un fischio e due agenti in motocicletta lo hanno raggiunto: — È tua questa " bici "?

Mortificato, ha detto che voleva fare un giro e che voleva rimetterla al suo posto. Non l'hanno creduto. Lo hanno chiamato bugiardo. Ha perso la calma. Ha urlato che non era un bugiardo e che, prima d tutto era uno scout. Poi, esasperato, ha incominciato a ingiuriare gli agenti e a dar loro calci. Il giudice ha convocato il padre: non ha voluto rilasciate il ragazzo. " Capite, è necessario che si ponga un freno. Ce ne sono troppi di ladri precoci". Ha parlato di casa di rieducazione.

Il padre ha proseguito : " Capite, non siamo ricchi. Non sì può spendere. Non siamo come il macellaio all'angolo. Ha fatto mercato nero a tutto spiano. Un giorno ha esagerato. L’hanno pescato. Ma due giorni dopo tornava più grasso che mai e sorridente. A scuola suo figlio si è vantato in lungo e in largo di tutto questo, dicendo: " Papà è un furbo, è un dritto". Capite, capo, queste storie confondono le idee dei ragazzi. Quasi tutti i compagni hanno genitori con delle botteghe. Hanno le tasche piene di denaro. Andrea è forse l'unico a non avere una bicicletta. Noi siamo operai. Si vive sul filo del rasoio. Gli aumenti di prezzo sono maggiori degli aumenti di stipendio. Tempo fa la mamma è stata operata d’urgenza all’ospedale. Ci era stato detto che era tutto gratuito. Non è vero. Malgrado le previdenze sociali abbiamo pagato per due mesi. Se il ragazzo resta in prigione, non si potrà neppure mandargli dei pacchi. Dov’è la giustizia tu tutto ciò? ".

Ti ricordi, Michele, ciò che hai dovuto fare? Ed infine il giudice istruttore, che vuol bene ai ragazzi, è stato comprensivo: " È vergognoso che abbia risposto male agli agenti. Il proprietario della bicicletta non ama né i ladri, né gli scouts. Non vuole saperne per nulla di ritirare la denuncia ". Naturalmente, tu ti sei fatto garante per il tuo scout. Hai domandato che fosse messo in libertà vigilata e hai dichiarato che tu stesso veglierai su lui.

E poi hai voluto vederlo. Lui però, prima, aveva detto:

" Spero che il capo non venga. Avrei troppa vergogna".

Quando ti ha visto, si è gettato nelle tue braccia. Vi trovavate nell’ufficio del giudice, non so se ciò fosse molto regolare. Lo hai consolato: " I tuoi amici non sono in collera. Piero ha detto persino che non era sicuro del tutto di saper resistere meglio di te ".

(Non avevano l’aria — ma tu non l’hai detto ad Andrea — di avere idee chiare sulla proprietà). Hanno visto, pur essendo così giovani, tanti scandali e proprio in casa di persone altolocate, che ora i miei scout sono piuttosto indulgenti e scettici.

" Ora, più che mai, Andrea, devi pensare alla tua Promessa, devi redimerti. Una sciocchezza di un istante non conterà di fronte alla fedeltà di tutti i giorni. Ti farò solo un rimprovero, perché non mi hai "messo nel colpo". Se tu desideravi tanto una bicicletta, perché non me ne hai parlato. Ci si sarebbe arrangiati, si sarebbe cercata una soluzione".

 Ed è allora che ti ha dato questa risposta, che tu non cessi mai di meditare: " Ebbene, capo, te lo dirò, quando ho visto che non c’era più speranza, che non avrei mai avuto una bicicletta, malgrado le mie buone qualità e il mio lavoro, tutto mi apparve così ingiusto che fui preso dalla disperazione. Ho avuto quasi il desiderio di uccidermi. La vita mi è sembrata troppo triste. Allora sono venuto a cerarti. Mi dicevo, vado a dire tutto al capo. Quando ti ho trovato, stavi parlando con i Capi Squadriglia. Eri in gran forma, ci facevi filare. Avevo sempre il desiderio di parlarti, ma non osavo interromperti. Tu non hai capito che io avevo bisogno di te. Non hai indovinato. Allora, all’improvviso, ho dubitato di te. Te ne domando scusa. Mi son detto, il capo è come gli altri. Non sente quanto io soffro. Me ne sono andato. Tu mi hai salutato distrattamente. Sai il resto... ".

A partire da quel giorno, Michele, hai incominciato a meritare questa definizione che un Rover ti ha dato: "L’uomo che non dice una parola prima di averne ascoltate due ".

disegno di Francesco Guerrini

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