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Conosci la storia di cocci?

Il Bosco e le Coccinelle

Nella rivista "Cammino", della Associazione Guide e Scouts San Benedetto, è stata pubblicata questa interessantissima testimonianza di Cristiana Ruschi Del Punta, autrice del libro "Sette punti neri", libro che nell'AGESCI rappresenta (per i Cerchi di coccinelle) quello che per quella Associazione è conosciuto come l'"ambiente fantastico", o meglio il racconto che si affianca al "Libro della Giungla" utilizzato per i Branchi dei Lupetti.

Il "coccinellismo" è nato nel Guidismo cattolico italiano come metodo utilizzato per le bambine nella prima fascia di età nell'AGI. Questa metodologia è oggi utilizzata in modo quasi invariato nella Associazione delle Guide e Scouts d'Europa Cattolici Italiani (FSE) e dalle Guide e Scouts di San Benedetto. 

In modo "rimaneggiato" e piuttosto aggiornato una variante del coccinellismo è utilizzato poi in alcune unità (lì femminili o miste) della prima Branca AGESCI (8/11 anni).

Credo che questa testimonianza, scritta direttamente dall'autrice di questo libro pensato per le Coccinelle, potrà essere utile spunto di riflessione per tutti, quale che sia l'associazione di appartenenza.

Zeb

Dalla rivista "Cammino", n.58

-Associazione Guide e Scout San Benedetto -

 

Quest’estate 2009 si è svolto uno dei più importanti appuntamenti associativi:

il campo scuola [della Associazione Guide e Scouts San Benedetto].

Tra il 22 e il 29 Agosto 2009, circa una cinquantina di soci della associazione [Guide e Scouts San Benedetto] si sono recati in Sila per affinare le proprie conoscenze sul metodo di branca.
Per la particolare occasione ho chiesto all’autrice di “Sette punti neri”, il testo fondamentale della branca coccinelle, di spiegarci come  e perché è nata la storia di Cocci.

Ecco qui le parole che ci ha entusiasticamente inviato Cristiana Ruschi Del Punta:

“Carissime partecipanti al Campo Scuola, la vostra Capo Campo, mi ha domandato se potevo raccontarvi una storia ... la  storia di come è nata Cocci del racconto di Sette Punti Neri.

E, allora, mi immagino di essere lì con voi, seduti in cerchio… se fate un minuto di silenzio non si può che udire disegno coccinella AGI il mormorio del bosco.

Già…, prima di me dovete ascoltare proprio lui, perchè è del Bosco che sono venuta a raccontarvi e delle simpatiche coccinelle che lo popolano.

Questa storia incomincia a Roma nel gennaio del 1946 quando l'AGI costituisce ufficialmente la Branca Coccinelle.

Nella relazione del 5° incontro nazionale delle Capo Cerchio del 1963 si legge:

«La vita all'aperto, (...) porta la bambina nell'ambiente semplice e genuino della natura.

Con l'abitudine all'osservazione, con l'entusiasmo con cui la bambina si avvicina a tutte le bellezze che la circondano e ne scopre il significato, essa impara ad accorgersi di ciò che esiste intorno a lei ed a capire le meraviglie che il Signore ha creato per lei.

Tutto il linguaggio simbolico che dà intonazione alla vita di Cerchio si basa su questo avvicinamento alla natura.

Nell'ambiente ideale del Bosco infatti la Coccinella svolge tutte le attività; vi percorre i tre sentieri, che la portano a conquistare i fiori del Mughetto e della Genziana.

Anche nelle riunioni in sede, una simbolica "Grande Quercia" tiene viva l'atmosfera del Bosco riunendo intorno a sé tutta la Famiglia Felice.

E' un modo fantastico di presentare alle bambine la vita del Cerchio, ma fondato sulla realtà.

E dall'osservazione di questa realtà presentata in modo attraente, la Coccinella trae a poco a poco insegnamenti e abitudini di vita che l'aiutano a realizzare bene il suo rapporto con Dio, con gli altri, con se stessa».

 

In quegli anni, non si fa riferimento a nessun racconto, ma elusivamente ad un ambiente, un bosco che non è lontano dall'esperienza delle bambine, è il bosco che si trova durante le uscite o, per le più fortunate, vicino alla propria casa. Ed ad esso è legata la simbologia. 

L'invito è quello della scoperta di ciò che ci è vicino, che va visto con occhi attenti e nuovi … ma nel '66 … si precisa che:

«l'ambientazione nel Bosco è la risposta all'esigenza della bambina di rifugiarsi in un mondo diverso da quello in cui é.

Nello stesso tempo, però, aiutando a vivere - per mezzo dei simboli - dei valori concreti evita una "evasione" troppo fantastica e distaccata dalla realtà».

 

Qui incomincia anche la mia esperienza di Capo Cerchio, ho diciotto anni e un gruppetto di quindici Coccinelle!

Occorre evidenziare come già "serpeggi" una certa "preoccupazione" o meglio paura che l'ambiente Bosco possa costituire una fuga "troppo fantastica" dalla realtà.

Sono le prime premesse dei movimentati anni successivi, quelli del '68, che … "scompaginarono" non poco il coccinellismo.

Erano gli anni in cui si mangiava pane e pedagogia, se non avevi letto almeno un libro di Piaget non sapevi nulla e poiché il femminismo cercava la liberazione della donna...  si doveva pensare anche a quella delle bambine!

Leggo in un documento del 6° incontro nazionale delle Capo Cerchio nel '70:

«Questo tipo di simbolismo ora è spesso rifiutato dalle Coccinelle, soprattutto dalle più grandi, perchè considerato qualcosa di fantastico, irreale (l'ambiente del bosco, spesso, non è più così vicino alla vita della coccinella come lo era prima).

Occorre dunque forse pensare ad un nuovo tipo di simbolismo, che rimandi ad una realtà  più vicina alla vita della coccinella (ad esempio la vita di gruppo, esigenza molto viva nel mondo di oggi, anche nei bambini)».

 

Nel '69  nascono i cosiddetti Cerchi Pilota con l'obiettivo di una  revisione dei sentieri, di fatto è l'avvio per mettere in discussione un po' tutto.

Quegli anni sono anche quelli dell'avvicinamento all'ASCI  e questo porta alcune Capo a "desiderare" di avere anche loro un racconto organico da utilizzare.

Negli anni successivi iniziano diverse  sperimentazioni: mi ricordo quelle della Collina dei Conigli (di R. Adams) e del Gabbiano Jonathan Livingston (di R. Bach), ma ce ne furono diverse.

E' proprio con questa confusione che si arriva all'AGESCI!

Nella  difficoltà di mettere a confronto le due esperienze della Branca Lupetti e Coccinelle il termine fantastico in branca Coccinelle è quasi contrapposto al reale, per la branca Lupetti è immagine poetica del reale.

Molte Capo, diciamo della vecchia guardia, se ne erano già andate da tempo, così l'inesperienza ed il numero faranno sì che ad un Consiglio Generale [AGESCI] verranno prima dichiarate chiuse tutte le sperimentazioni e, successivamente,  approvata una mozione che affermerà come non possa esistere un ambiente fantastico senza un racconto.

Un modo apparentemente elegante per dire che il coccinellismo non avendo nessun racconto è finito.

Ecco perché sono nati i Setti Punti Neri.

Un anno di tempo e poi nasce Cocci, dall'amore, dall'esperienza e dalla rabbia.

Dall'amore per aver creduto profondamente nella proposta del coccinellismo anche quando la stessa AGI non ci credeva quasi più ritenendo l'ambiente e la simbologia del bosco "troppo" lontani e incapaci di "parlare" ai bambini.

L'amore per la natura che ho sempre coltivato fin da piccola, mai come fuga dalla realtà bensì come mezzo concreto di insegnamento di approccio alla vita. 

L'amore per "le mie  coccinelle" con le quali ho  condiviso la gioia … della preghiera al calar della notte fatta con il cuore stracolmo di un "grazie" per ciò che ci circonda.

Dall'esperienza fonte di ricchezza per aver vissuto in prima persona anche gli anni burrascosi di questa storia, perchè pieni di stimoli alla creatività e all'approfondimento della psicologia del bambino, alla riscoperta degli obiettivi educativi.

Un'esperienza che è sempre stata cercata … nel confronto e nella collaborazione con gli altri.

La "rabbia" è stata quella che mi ha fatto lavorare di notte perchè di giorno facevo la mamma, le prime due  motivazioni stavano invece tra il cuore e la penna perchè non avevo neppure una macchina da scrivere.

L'impresa non prevedeva solo quella di scrivere un racconto in breve tempo che racchiudesse l'esperienza, la tradizione, il simbolismo, ma quella che si rivelò assai ardua di metterlo all'esame dei vertici associativi.

Conservo ancora alcune lettere di commento che ne seguirono, in particolare quella della allora capo Guida [AGESCI] (Agnese Baggio) che concludeva dicendo che avrei avuto tutta la riconoscenza delle Capo Cerchio.

Io la riconoscenza credo vada in buona parte data a coloro che credettero nel racconto e lavorarono non solo per farlo conoscere ma perchè venisse utilizzato correttamente … lavorando in non facili acque dove  l'ostruzionismo era quasi una regola.

Se oggi siamo qua molto merito è loro, ma di queste persone ne occorrono ancora oggi perchè molto è ancora il lavoro da fare: in molti campi metodologici e di formazione non si parla o si parla molto poco del Bosco.

Tra i vari problemi non posso che non citare la continua tentazione di avvicinarlo alla Giungla che è proprio una bellissima ma altra storia.

Una conseguenza evidente è l'uso ormai comune di dare dei nomi dei personaggi del racconto alle Capo Cerchio riprendendo l'approccio educativo che propone la Giungla.

Nel Bosco le Capo non stanno sulla vetta del monte come l'aquila ma volano anche loro nel prato, nel bosco e nella montagna testimoni di un viaggio già vissuto e allo stesso tempo entusiaste di ripercorrerlo nuovamente con chi è più piccolo di loro.

A questo punto non mi rimane che augurarmi di essere riuscita a rispondere alle vostre aspettative.

Non è facile spiegare come nasce una storia senza parlare di come nel passato altri silenziosamente ne preparano i tasselli, perchè nello stesso momento in cui ho scritto l'ultima parola di Sette Punti Neri, mi sono resa conto che il mio merito è stato solo quello di dare un ordine attraverso la narrazione di ciò che in qualche modo era stato già raccontato.

coccinelle AGIPermettetemi ancora di aggiungere un ricordo, quello dei miei indimenticabili campi in Sicilia:

una route nelle zone interne di Siracusa, un jamborette alla Massariotta ed un campo regionale nei Nebrodi per il quale scrissi un racconto per l'ambientazione.

L'indimenticabile è dato oltre alla bellezza della vostra terra  alla simpatia e ospitalità che ho sempre incontrato!

Così ora sapete uno dei motivi per cui ho risposto ben volentieri!

Vorrei stare ancora con voi, magari per un altro canto che vi porti con un imprevisto venticello il mio più caro

 BUON VOLO”.

 

Dopo queste parole non possiamo non accogliere l’invito di Cristiana nel continuare il cammino per portare avanti il metodo in cui dobbiamo credere fermamente come ha fatto lei quando si è rimboccata le maniche per non far morire la nostra Branca. Nulla è impossibile a chi si affida alla volontà di Dio.


Pubblicato sul Numero 58 di "Cammino" (Rivista della Associazione Guide e Scouts San Benedetto:

vedi pagina web dei siti consigliati o link qui accanto)

Pubblicazione sul sito di "Tradizione e Spirito Scout" richiesta da Zeb, e qui pubblicata con espresso consenso.

Zio Zeb ringrazia fraternamente Vincenzo N.

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